Nel 1951 J.D.Salinger pubblica “Il giovane Holden”  raccontando le ansie di quelli che oggi chiamiamo teen-agers ma che all’epoca non avevano neanche un nome. 
La rabbia con cui Holden Caufield combatte contro il mondo diventano materia di narrazione per la prima volta. Una ribellione all’ordine precostituito, allo stato, alla famiglia borghese, a un insieme di regole troppo strette. Ma anche a un  mondo in cui non ci si può muovere liberamente, in cui il principio di piacere è negato o nel quale non si riesce ad vedere un futuro certo.
E la ribellione è, per tutti, un fondamentale momento di maturazione.
Nel 1951 gli Stati Uniti combattevano una improbabile guerra contro la Corea, davano inizio in Nevada a nuovi test nucleari, sviluppavano una strategia del terrore sotto il nome di maccartismo condannando a morte i coniugi Rosenberg ma contemporaneamente davano spazio alla generazione Beat: Gregory Corso, Allen Ginsberg, Jack Kerouac e al rock ribelle di Elvis Presley.
E preparavano il terreno per accogliere le istanze del neonato movimento gay che esploderanno con Stonewall.
Ribellarsi è sicuramente ancora necessario. Ma è opinione diffusa che i ventenni di oggi non ne siano capaci. Che passino ore a guardare lo schermo di un pc o di una tv o di un telefonino. Ne ho parlato anch’io nell’articolo scorso. 
Invece i ventenni si ribellano eccome. Ogni giorno che Dio manda in terra.
Solo che hanno abbandonato l’idea di erigere barricate.
Forse perché gli arditi no global del G8 di Genova del 2001 sono stati picchiati, torturati e accusati ingiustamente e uno di loro, Carlo Giuliani ucciso o solo perché l’episodio, fra tanti che si potrebbero citare, lascia poco spazio a romanticismi barricaderi neosessantottini.
O perchè i modelli rivoluzionari sono rappresentati al massimo dal pacioso Al Gore e gli idoli generazionali insegnano un mondo totalmente autoriferito, che passa attraverso l’affermazione, prima di tutto fisica, del singolo individuo. Paris Hilton per intenderci.
Archiviata la sonnolenta generazione X degli anni novanta, venuta su in epoca di controriforma, i ventenni sanno che loro stessi sono il messaggio. Hanno cambiato corpo, fisicità, modi di vestire e di parlare per differenziarsi e per sopravvivere.
Improvvisamente  non sono più sani, abbronzati e palestrati ma magri e pallidi. Hanno abbandonato i jeans stracciati e le t-shirt troppo ricamate per tornare ad interessarsi in maniera creativa di moda. Hanno superato gli entusiasmi millenaristi di chi pensava che internet fosse una rivoluzione in sé e hanno cominciato a riempirla di contenuti , ad usarla come fosse casa loro senza andarci a vivere dentro. Stanno trovando modi di comunicare impensati, in realtà rivoluzionari, che hanno sempre e solo a che vedere con sé stessi. I diari, che una volta si tenevano chiusi a chiave nel cassetto, ora stanno sotto gli occhi di tutti attraverso blog, myspace, facebook o flikr. La parola d’ordine è trasparenza, eliminazione dei filtri, feedback immediato, istintività colloquiale.
Il metodo, per chi, come i quarantenni di oggi,  è abituato a raccontarsi attraverso delle maschere, disarmante.
E’ una società nella società, completamente autoportante, con altre regole, altri bisogni, altre reazioni, spesso incomprensibili a chi non ne fa parte.
E’ una ribellione senza armi che sarebbe piaciuta a Ghandi, che non è costruita attraverso un pensiero di rottura ma per necessità di sopravvivenza.
E per necessità di sopravvivenza mette in gioco prima di tutto il singolo.
sabato 17 novembre 2007
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1 commento:
mi piace come scrivi e che dire, un pò di ribellione alla Ginsberg ci vorrebbe...
Ora "A supermarket in California" è stato tradotto in "A Blog in a Global Land" e per "cercare immagini" si entra in un forum fatto di molta intimità ma di poco contatto. Tatto, vista, olfatto, gusto e udito vengono ridotti fino a ridursi in surrogati che rimangono strumenti metafisici ottimi but " dear father, graybeard, lonely old courage-teacher,
what America did you have when Charon quit poling his ferry and
you got out on a smoking bank and stood watching the boat
disappear on the black waters of Lethe?"
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