Esistono sostanzialmente due orientamenti, entrambi accettabili, rispetto alla condizione giovanile oggi: il primo dice che i giovani, intesi come categoria sociale, esistono, il secondo che non esistono.
Nel primo caso si ipotizza non solo che la gioventù rimanga lo stadio di passaggio tra infanzia ed età adulta, ma che questa condizione, con tutti i suoi limiti di dipendenza economica e culturale, possa essere  protratta indefinitamente. Il periodo di studi si allunga, la permanenza in casa dei genitori anche, mentre le scelte di vita e le responsabilità conseguenti si allontanano.
Nel secondo caso invece si tende a vedere un percorso non così strutturato ma molto più indefinito dove gli individui cambiano idea, avanzano e indietreggiano senza paura sull’immaginaria linea dello sviluppo. Giovani che smettono di studiare e poi ricominciano e che magari nel frattempo si sono sposati per poi divorziare.
In entrambi i casi  risulta evidente che i giovani di oggi lasciano genitori estremamente permissivi e si dirigono verso un mercato del lavoro flessibile ma spietato.
Nel contempo hanno acquisito abitudini sessuali estremamente aperte e sotto la spinta di un individualismo prorompente non riconoscono la trasgressione in niente di quello che fanno. Se è consenziente non è trasgressivo. Da soli sviluppano un etica autoportante, poco condivisa, diversa a seconda delle esperienza personali. E da soli definiscono un’area eticamente neutrale, dove niente è bene o male.
Tra i venti e i  trenta anni c’è un mondo nuovo, un continente completamente inesplorato, a molti incomprensibile, a cui la società italiana riserva poco o quasi nessuno spazio.
Per citare un caso eclatante ma veramente esplicativo, l’Italia ha il  record di spesa pensionistica, la previdenza sociale assorbe il 63,5 % delle risorse per il welfare contro il 46,6 della media europea. Per disoccupati, madri, famiglie e giovani in cerca di una occupazione rimane il 6,1 della spesa sociale, un terzo di quella europea. Il welfare italiano è un sistema di tutele rivolto soprattutto a chi è uscito dal mercato del lavoro a danno di chi lavora o vorrebbe farlo, un sistema iniquo e inefficiente straordinariamente attento al passato e incurante del futuro.
Siamo, oltre a ciò, il paese più vecchio del mondo dopo il Giappone e con un tasso di fecondità tra i più bassi del pianeta.
Politicamente abbiamo la classe dirigente più vecchia del pianeta: nessun Zapatero o Sarkozy quarantenne all’orizzonte, nessun politico in grado di parlare una lingua se non uguale almeno simile a quella dei giovani.
E in questo quadretto desolante ci si mettono anche problemi non da poco come l’anoressia, la bulimia, l’uso di droghe ed alcool, la depressione.
Eppure gli attriti non si risolvono in scontro.E’ come se venissero assorbiti socialmente e i ragazzi riuscissero a muoversi nel mondo con una libertà sorprendente. Non solo. Ma pare che il mondo e i mezzi di comunicazione si pieghino verso di loro, apparentemente gli unici capaci di comprenderne la complessità. Mentre i quarantenni, la cosidetta generazione del network, stanno imbambolati a tentare di capire come si fa un blog, i ventenni fuggono come razzi davanti a loro e reinventano il web in continuazione. Mentre i cinquantenni finalmente capiscono che non sono riusciti a cambiare le cose neanche in parte, i teen agers gettano rapidamente le basi per un sistema che darà a tutti la libertà di crearsi il mondo che si vuole.
domenica 25 novembre 2007
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1 commento:
interessante quadretto quello delle spese sociali con lo specchietto retrovisore di cui sono daccordo e trovo gerontocrazia irriverente.mi sembra brillante anche il fatto che si creeranno un mondo che escluderà i gerontocrati tagliati fuori come stanno facendo superbamente essi stessi. peccato che ciò mi rende triste che invece di unire le potenzialità di ognuno i vecchi per la loro esperienza e a volte saggezza e i giovani per la loro energia propulsiva che se lasciata incanalare con libertà intelligente e perchè no, un pò incosciente molte cose potrebbero migliorare.
questa desautorazione vicendevole non è auspicabile per me perchè sento mancare quella potenza contenuta nell'unità.
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